Ti vedo con gli occhi del cuore
Luca aveva 15 anni ed era nel pieno della sua instabilità adolescenziale, la sua mente era offuscata e sul suo viso sembrava essere calato un velo di apatia. I suoi genitori facevano del loro meglio per non fargli mancare nulla, cercavano di capire la sua fragile situazione, quella di un ragazzo che perde l'amico con cui è cresciuto, ma non riuscivano proprio a far rinascere sul suo viso tempestato di lentiggini il bel sorriso che aveva da bambino. Luca non parlava mai di quello che aveva nella testa, teneva tutto dentro di sé, domande e sentimenti si accumulavano formando un muro tra lui ed il mondo che lo circondava, sembrava invalicabile e lui si sentiva piccolissimo ed in trappola. Non capiva cosa gli stesse capitando, sembrava tutto diverso, era come se tutto intorno a lui fosse buio e confuso. Le cose peggiorarono quando i suoi genitori furono costretti ad allontanarsi per lavoro e lui rimase solo; beh, non proprio solo, i genitori lo affidarono all'unico nonno che gli era rimasto in vita, anche se lui proprio non ne capiva il motivo. Era da tanto che non vedeva il nonno, ogni volta che dovevano andare a trovarlo si inventava una scusa, ma da quello che si ricordava nonno Peppe non era esattamente un adulto in grado di occuparsi di un minorenne, forse non si ricordava nemmeno che aspetto avesse suo nipote, anzi sicuramente non se lo ricordava, nonno Peppe era cieco come poteva sapere che aspetto avesse?
Si era rintanato nella sua camera fin dalla sera della partenza dei suoi genitori, ma la fame si fece sentire e lui dovette per forza aprire quella porta dirigendosi in cucina, il suo piano era prendere qualcosa al volo il più silenziosamente possibile e poi correre di nuovo al sicuro nel suo rifugio in cui poteva stare solo con i suoi pensieri.
La radio era accesa, suonava musica jazz: "Bene" pensò "con questo rumore di sottofondo sarà ancora più facile non farsi sentire dal nonno"
Eccolo lì, sedeva ad occhi chiusi su una poltrona della sala accanto alla finestra da dove entravano dei tenui raggi di sole, di quelli che ti accarezzano la pelle con lo stesso tocco delicato e caldo delle carezze di una mamma. Luca in punta di piedi varcò l'ingresso della cucina che dava proprio sulla sala, era impossibile che il nonno lo vedesse, forse stava anche dormendo, questa sorta di invisibilità lo faceva sentire bene.
Allungò la mano per afferrare un panino farcito e:
- L'ho preparato per te proprio come facevamo insieme quando eri piccolo - era la voce del nonno, Luca si girò di scatto come un topolino sorpreso dal miagolio di un gatto, ma il nonno era ancora immobile lì su quella comoda poltrona di pelle marrone -Ti consiglio di gustartelo qui sul divano, oggi il sole ci sta regalando dei raggi meravigliosi-
Il ragazzo impietrito dalla sorpresa si diresse con il suo panino verso il nonno e si sedette accanto a lui, non riusciva a proferire parola, ma la sua mente produceva domande con la solita instancabile velocità: "come ha fatto a sentirmi? Come ha fatto a preparami un panino e per di più il mio preferito? Come faceva a sapere che sarei sceso? Sarà davvero cieco o finge?"
Mentre masticava silenzioso fissando il pavimento di marmo bianco, il nonno ruppe nuovamente il silenzio:
- Lo so, sembra strano eh, eppure dopo tanti anni ancora mi ricordo che preferisci il pane caldo con il formaggio fuso, ma il prosciutto lo vuoi freddo perché cotto perderebbe la sua bontà-
Ma che stava facendo, gli leggeva nella mente? Luca sbarrò gli occhi. Il nonno con tono tranquillo continuò:
- No, non sono un mago e ti confermo che ancora non ci vedo, ma sono stato felice di sentire i tuoi passi per le scale prima che il tuo pasto si raffreddasse, anche se.. .è stato il rumore dei tuoi pensieri a dirmi che eri arrivato, quasi non riuscivo a sentire più Ella Fitzjerald che cantava.-
- Il rumore dei miei pensieri???- Le parole uscirono incredule e spontanee dalla sua bocca mentre i suoi occhi fissavano per la prima volta dopo tanto tempo il volto del nonno il quale, senza lasciar trasparire la gioia di quel contatto, continuò:
-Beh si ragazzo, non dirmi che non li senti, io non riuscirei a dormire con tutte quel caos che rimbomba nella mia testa. Hai mai provato a tirarlo fuori?-
Luca non sapeva perché, ma continuava a rispondergli: -No, credo di non riuscire nemmeno ad afferrarlo - disse ingoiando l'ultimo boccone del suo pranzo
Il nonno si alzò di scatto:
-Bene! Allora, adesso che hai finito, possiamo uscire; prendi la giacca e indossa scarpe comode, ti aspetto qui fuori alla fermata dell'autobus-
Fuori il Sole stava pian piano perdendo potenza, in inverno il giorno sembrava durare poche ore, Luca avrebbe voluto rimanere nel suo luogo sicuro, ma non poteva certo lasciare che un anziano, per di più cieco, andasse in giro tutto solo. Il tragitto in autobus fu breve e per tutto il tempo il ragazzo osservò il nonno che con un sorriso sereno guardava in direzione del finestrino come un bambino che in macchina gioca con il vento. Non sapeva dove erano diretti ed aveva paura che sarebbero arrivati chissà dove, immaginava già gli scenari peggiori, ma proprio in quel momento il nonno si mise in piedi pronto a scendere alla prossima fermata.
Davanti a loro non c'era nulla: né case, né bar, né negozi. Forse i suoi timori erano giusti, il nonno aveva sbagliato fermata.
-Bene ragazzo, sei pronto a vedere il posto più bello del mondo?- lo prese sotto braccio e si incamminò con il suo inseparabile bastone seguendo il sentiero che conduceva al bosco
Camminarono in silenzio ed il naso di nonno Peppe a tratti era rivolto verso il cielo, sembrava stesse ascoltando la sua amata musica jazz.
-Eccoci qui ragazzo, ora dimmi: cosa vedi?-
Luca era perplesso, il nonno voleva che gli descrivesse il luogo per sapere se erano nel posto giusto? Oppure voleva semplicemente vedere attraverso i suoi occhi? E se si fosse inventato un particolare il nonno lo avrebbe scoperto?
Cominciò a parlare:
- Beh, ci sono molti alberi, tante foglie marce, qualche masso e delle pigne vuote-
- Mh- disse il nonno; cosa voleva dire? Come poteva giudicare la sua descrizione lui che nemmeno ci vedeva?
-Sai Luca questo è sempre stato il luogo magico mio e della nonna- l'immagine di nonna Marta riaffiorò come un fiore che sboccia nella mente di Luca, il nonno continuò -E' qui che le ho chiesto di sposarmi, è davanti a quel crocifisso che le ho promesso che non avrei fatto mai mancare niente al bimbo cheaspettavamo ed è sempre qui che raccoglievo i profumi del bosco per portarli da lei quando non riusciva più a muoversi-
Luca sentì una strana stretta al petto, come quando rimani troppo tempo sotto l'acqua ed esci a prendere aria
-Ora ti dico cosa vedo io: io vedo il profumo della legna umida, vedo il muschio soffice che cresce sulle cortecce, vedo il crepitio delle foglie sotto i nostri piedi, vedo la nebbia che pian piano scende a solleticarci il naso e vedo quel picchio in lontananza che si ostina a battere su un albero.... bella l'idea delle pigne, anche se questo è un bosco di faggi-
Luca sembrava sfinito, crollò seduto sulla panchina accanto al Cristo in croce, l'immagine riportata dal nonno era più dettagliata della sua ed era sicuro che non si fosse nemmeno impegnato al cento per cento.
-Cosa c'è che non va in me?- disse il ragazzo tornando a fissare le sue scarpe sporche
- Io non vedo nulla che non vada in te ragazzo, hai semplicemente smesso di usare gli occhi del cuore per guardare dentro di te e di conseguenza tutto è diventato buio. E' capitato anche a me, quando ho perso tua nonna sono diventato cieco, non perché non avessi più la vista, ma perché lei era la luce che dava un senso a tutto ciò che mi circondava e che, senza di lei, mi rifiutavo di guardare. Poi la vista l'ho persa davvero ed era come se mi avessero strappato di nuovo mia moglie, non potevo neanche guardare le sue foto. Sai cosa mi ha dato la forza? Un bambino di 6 anni, capelli color mattone ed occhi profondissimi, accarezzando il suo viso ed ascoltando la sua voce gli occhi del mio cuore si sono aperti nuovamente ed ho ricominciato a vedere la bellezza del mondo-
Stava parlando di lui e Luca lo sapeva, tratteneva a stento le lacrime, ma la mano del nonno sulla sua testa era troppo e scoppio in un pianto incontrollato:
-Non potrò più vederlo, me lo hanno portato via e non ho potuto fare niente per tenerlo con me!-
Il nonno gli diede il tempo di riprendersi e quando fu più tranquillo disse:
- Ti svelo un segreto, il tuo amico puoi ancora vederlo, proprio come io posso vedere la nonna, questo bellissimo bosco ed i capelli spettinati del mio nipotino oramai cresciuto. Quando ho perso la vista ne ho acquisita una nuova e diversa,, se vuoi posso insegnarti ad usarla, è qualcosa che coinvolge tutto il tuo corpo dentro e fuori, ma prima dobbiamo abbattere quel muro che hai costruito dentro di te-
Ancora una volta il nonno lo stava stupendo, riusciva a vedere quelle pareti insormontabili che quasi gli impedivano di respirare, stava usando la sua vista speciale ed ora Luca sapeva che poteva fidarsi. Gli bastò un cenno della testa, il nonno non poteva averlo visto ma disse:
-Bene, allora mentre torniamo a casa chiudi gli occhi, cerca quel buio dentro di te e comincia a dirmi cosa vedi.
Questo racconto è stato scritto in occasione della giornata mondiale del Braille che si tiene ogni 4 gennaio, è per questo che ho creato la versione appositamente scritta per non vedenti che potete scaricare a questo link:
Ti vedo con gli occhi del cuore - braille
Non tutti hanno una stampante braille ma potete rendere la stampa percepibile al tatto mettendo dei punti di colla o facendo dei piccoli fori nei puntini indicati nella traduzione.
Spero che possiate sorprende con questo questo semplice dono i vostri amici o parenti per dire insieme che un'invalidità non è un limite.
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