Quando non ti senti abbastanza guarda il Sole
Ogni mattina prima che il sole colpisse le gocce di brina posate sui fili d’erba, una giovane donna si legava i capelli con un nastro, indossava il suo lungo abito blu ed infilava i sandali uscendo nel silenzio di un paese addormentato. Molto presto si ritrovava nuovamente scalza con i piedi pizzicati dai granelli di sabbia ancora freddi mentre il sole faceva timidamente capolino oltre l’orizzonte Est del lago. Erano giorni ormai che percorreva quelle rive, conosceva a memoria i rituali del risveglio di ogni creatura lungo il tragitto, dalle anatre che si sistemavano le piume vicino la riva fino alle margherite che si aprivano lentamente colpite dai primi raggi del sole.
Durante il tragitto nonostante la bellezza che la circondava non riusciva a smettere di sentire quel peso dentro di lei che la faceva sentire come se fosse incatenata sul fondale più profondo al centro del suo amato lago.
Non era un periodo facile, tutto sembrava dirle che non era abbastanza: non abbastanza brillante per la carriera che desiderava, non abbastanza disponibile per trovare il vero amore, non abbastanza omologata per mischiarsi con i suoi coetanei.
Come ogni giorno arrivata alla fine della spiaggia, lì dove avevano costruito una barriera artificiale con degli scogli, sapeva che sarebbe dovuta tornare indietro ad occuparsi di cose più serie e decisamente importanti, eppure non trovava la forza per affrontare l’immagine di una se stessa uscita da quei binari obbligatoriamente tracciati dalla società.
Scavalcò quel muro di macigni grigi e dopo qualche passo, scostando delle verdi fronde, si ritrovò nel suo posto segreto: una lingua di terra non ancora erosa dall’acqua, il sole che filtrava delicatamente trai rami sottili degli alberi ed il vento leggero che a tratti le accarezzava i capelli. Non sapeva dire se andava lì per nascondersi o per dare sfogo alla sua passione senza sentirsi inadatta, ma tirare fuori il suo taccuino era nettamente più facile in quel luogo. Alcuni giorni si portava uno spuntino nel caso la fame si facesse sentire, ma quella mattina aveva fatto una buona colazione e comunque quel senso di inadeguatezza le toglieva anche la fame. Le ore passavano veloci mentre la sua mente vagava tra fantasia e realtà a la sua mano scriveva rapida per non lasciar sfuggire nemmeno il più piccolo dettaglio, si accorse del tempo che era trascorso solo quando vide il lago tingersi d’oro come ogni giorno prima del tramonto. Ripercorrendo i suoi passi a ritroso vide la natura prepararsi per la notte e i resti del passaggio di famiglie felici con bambini a seguito che si erano divertiti a creare mondi alternativi sulla spiaggia. Tenendo i suoi sandali in una mano alzò il volto come per essere baciata un’ultima volta dal cielo senza avvertire il peso del giudizio altrui e nel riabbassare lo sguardo vide davanti a sé l’anziano pescatore che incontrava quasi ogni giorno, era lì quando lei arrivava ed era ancora lì quando lei tornava a casa. Avrà avuto una settantina d’anni, ma li portava così bene da non mostrarne più di sessantacinque, proteggeva la sua pelle con abiti che non lasciavano scoperte né braccia né gambe e indossava un cappello capace di fornirgli la giusta ombra per non arrossarsi il viso. Da quando lo aveva visto la prima volta aveva notato solo raramente dei pesci nel suo secchio, solitamente la sera lo ritrovava vuoto come al mattino e quel giorno si fermò poco distante cercando di capire se fosse stata una giornata fortunata per lui. L’anziano pescatore si girò le sorrise e lei ricambiò il gesto:
“Oggi torno a casa con un ricco bottino!” disse, ma il suo secchio era ancora vuoto.
“Sai, quando il pesce non abbocca non bisogna sempre pensare che l’esca sia sbagliata o la lenza non sia stata adeguatamente tirata, semplicemente non a tutti i pesci piacciono le stesse cose, ma io non me ne rammarico. Ti svelo un segreto, la cosa più bella per me non è vedere quel secchio pieno, ma il sole sorgere e tramontare. Vengo qui ogni giorno e mi sento vivo, faccio quello che mi piace e così sono in pace con me stesso, non importa se gli altri pescatori prendono più pesci di me e ridacchiano guardando il mio secchio, dopo 72 anni di vita ho capito che se stessimo sempre a pensare a quello che pensano e dicono gli altri perderemmo di vista ciò che ci rende felici. Io oggi torno a casa con un bottino più prezioso del loro, una dolce fanciulla mi ha regalato un sorriso e non potrei chiedere di meglio”.
E così dicendo, raccolte le sue cose, lentamente si avviò verso la sua bici.
Il sorriso della giovane donna era ancora sul suo viso e ora era più vivido, più intenso, carico di quella sicurezza che solo la consapevolezza riesce a dare, quelle parole semplici e spontanee avevano spezzato quelle catene che la tenevano ancorata al fondale della sua mente, ora sapeva di dover essere “abbastanza” non per gli altri, ma per sé stessa e per la sua felicità. In un istante si sentì così leggera che le sembrò di respirare di nuovo dopo tanto tempo e cominciò a correre in contro al Sole che tramontava.
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