Anne di Tetti Verdi
"Oh, non intendo quel tipo di nome. Intendo proprio un nome che gli avete dato. Non gli avete dato un nome?Allora potrei dargliene uno io?"
Avevo appena iniziato a leggere Anne di Tetti Verdi, gradito regalo della mia insta-amica Fiamma, diceva di essere sicura che mi sarebbe piaciuto perchè notava una certa similitudine e, caspita, aveva ragione!
Leggendo le prime pagine mi sono sentita accompagnata per mano e lentamente nel mondo di Avonlea, vedevo apparire intorno a me il cielo, i sentieri e la natura fiorente. Mi sono ritrovata faccia a faccia con Anne, questa esile ragazzina con i capelli color rame, occhi curiosi ed una notevole parlantina. Riuscivo a sentire la sua vocina di bimba e sorridevo ascoltandola, che eccellente capacità di fantasticare!
Essendo molto introversa non sono mai stata una gran chiacchierona, ma la mia fantasia era capace di creare interi mondi proprio come quella di Anne e l'ho sentita subito affine a me, una cosa in particolare mi ha colpito: l'abitudine di dare un nome alle cose.
Anne da un nome a tutto ciò che le provoca un'emozione, fino a questo momento mi sembrava una cosa da tenere segreta, ma leggerla è stato così bello che non posso non essere fiera di fare la stessa cosa.Fin da bambina amavo sentire il vento trai capelli, sia correndo veloce, sia quando ero in sella alla mia bici e se la prima bicicletta mi fu da maestra per imparare, la seconda mi accompagnò in spensierate avventure: si chiamava Fiamma (si proprio come la mia nuova amica). Stessa cosa successe con la prima auto, la via verso l'indipendenza di ogni ragazzo, ti da quel senso di libertà mai provato, anche se è un Ford datata e sgangherata, ti fidi di lei e sai che ti porterà ovunque, per questo non potevo che scegliere un nome fiero e antico: Bucefalo. La seconda automobile invece ha il merito di aver salvato la vita a mio marito ed il suo nome era Wolverine, l'abbiamo dovuta salutare presto ed al suo posto abbiamo preso Australia, solida, accogliente ed affidabile.
Potrei sembrare stramba, ma ci sono cose per cui si sviluppa un sentimento che non si può ignorare, proprio come fanno i bambini con i loro peluche, io ad esempio do un nome alle palette in legno per cucinare, agli elettrodomestici ed ovviamente alle mie adorate piantine; scoprire che Anne faceva la medesima cosa mi ha fatto nascere un tenero sorriso sul volto.
Pur essendo una ragazzina di 11 anni ha un'intelligenza fuori dal comune, quelle intelligenze belle e fuori dagli schemi, capaci di stupirti con ragionamenti anticonformisti e coraggiosi, si perchè per mostrare al mondo il proprio modo di vedere le cose bisogna avere fegato. Tanta forza interiore in una bimba così gracile è inaspettata ed inevitabilmente conquista il cuore.L'amore per la natura è evidente in questo romanzo, ma ciò che spicca maggiormente è la riscoperta del valore della fantasia, non meno autentica della realtà ed estremamente utile per affrontare anche i momenti bui della vita perchè custode di speranze e sogni.
Pur non amando il proprio aspetto ed avendo una triste storia alle spalle, Anne riesce a cogliere il bello della vita coinvolgendo anche i cuori più freddi. Non si tratta di una semplice evasione dalla realtà, piuttosto è un'ode alla positività, alla purezza di spirito capace di librarsi nei pensieri di una mente brillante. Crescendo non rinnega se stessa, anzi, è proprio grazie al suo particolare carisma che si afferma negli studi, ma il suo cuore grande la porta sempre a scegliere per il bene delle persone che le sono vicine.
Anne è un'anima limpida, piena di energia positiva, i suoi capelli rossi rispecchiano il fuoco che le arde dentro e che alimenta la passione che mette in ogni cosa, la sua fantasia infantile dapprima creatrice di mondi da favola sfocia in un dono che sceglie, per amore di Tetti Verdi, di mettere a disposizione del prossimo.
Mi sento di consigliare questa lettura specialmente ora che è iniziato l'autunno, il vestitino giallo con cui Anne arriva per la prima volta a Tetti Verdi è perfetto con le tonalità di questa stagione, tanto da spingermi a cucirne uno per la bambola di pezza che avevo da bambina, si chiama Anna e si, è proprio Lei.Un magico saluto
Kokori
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