Il mito dell'autunno che durò anni

Un giovane albero di Melo Cotogno era appena stato trapiantato in un grosso giardino di alberi da frutto e con lui era arrivato anche Polmino, un piccolo folletto di 130 anni; non dovete però immaginarvi un omino fatato ricurvo e rugoso, in questa fase della loro vita i folletti hanno appena raggiunto l'età adulta e Polmino era nel pieno degli anni più belli per la sua specie. Era il più alto della sua famiglia, ben 2,3 cm senza contare la punta del cappello, capelli color corbezzolo, orecchie appuntite e occhi allungati, brillanti e viola prugna; la specialità di Polmino era la frutticoltura, dopo una gioventù spensierata da cui aveva appreso numerose lezioni ed in cui si era anche divertito facendo qualche guaio, era maturato, aveva salvato numerose piante e si era preso l'incarico di occuparsi di quel di melo cotogno costruendo sui suoi rami la sua dimora. 

Come tutti sappiamo i folletti sono maestri della mimetizzazione, cosa molto utile quando gli umani vengono a raccogliere i frutti dagli alberi e ancor più utile per proteggersi dai predatori di terra e di aria, solo in volo rimangono scoperti, per questo cercano di non farlo mai in campo aperto. Il nostro piccolo amico, appena arrivato nel nuovo frutteto, cominciò a guardarsi intorno, riconobbe tutte le tipologie di alberi e piante che lo circondavano e si accorse tristemente che un albero era stato abbattuto. Scese a terra per cercare di capirne di più: si trattava di un prugno, i suoi frutti erano stati viola, succosi e leggermente aspri, era stato un gran bel albero finché qualcosa non lo aveva attaccato da dentro.

-Parassiti volanti, della peggior specie, scavano piccoli fori nel tronco, difficilissimo riuscire a difendersi, ne so qualcosa-

La voce proveniva dal susino lì accanto che presentava tracce abbondanti di resina, segno di una difesa estrema.

-Sono Luz, quello era mio fratello, ha lottato con tutte le sue forze, ma non ha potuto niente contro quello sciame. Hanno attaccato anche me, per ora le mie difese reggono, gli umani hanno provato ad aiutare, ma per lui sono arrivati tardi-

-Piacere Luz, sono Polmino, mi dispiace molto, e tuo fratello ora dov'è?- chiese Polmino preoccupato, la perdita del proprio albero per un folletto è un durissimo colpo.

 -Vive qui con me, non ha voluto lasciare questo posto e vuole riuscire a battere questo nemico infido, a me fa piacere un po' di aiuto e soprattutto non si è depresso come Breel-

-Chi è Breel?-

-La tua vicina di casa, vive sul Nespolo  Giapponese lì accanto-

Polmino si giro a guardare, un albero spento, sembrava gli avessero rubato l'anima.

-Cosa le è accaduto?-

-Nessuno lo sa con precisione, sappiamo solo che durante uno scontro, in difesa del suo albero, ha perso le ali e da allora si muoveva in sella a Guni, il suo bombo domestico. Un giorno però, di punto in bianco, nessuno l'ha più vista, per quanto volessimo non siamo potuti intervenire, questa è stata un annata difficile-

Polmino ascoltava e non diceva nulla, annuì ed era già intenzionato ad approfondire la questione.

Salutato Luz, Polmino si diresse verso l'abitazione di Breel: era una casetta molto graziosa, ancora ben mimetizzata all'occhio umano, ma da cui non proveniva rumore né luce. Bussò più volte, ma non ottenne risposta, qualcosa però non quadrava, un folletto non abbandona la sua casa, né tantomeno il suo albero.

Quella sera, dopo il suo primo pasto nel nuovo giardino, davanti alla stufa Polmino meditava, le condizioni dell'albero erano davvero brutte, ma ci stava qualcosa che ancora lo teneva in vita, Breel non poteva essere sparita. Fu mentre stava per appisolarsi che sentì uno stano rumore, come un fendente netto e qualcosa che cadeva a terra con rumore di fronde. Uscì immediatamente dalla minuscola porta di casa e captò immediatamente la fonte del rumore, con rapidi balzi fu subito sul posto: il Nespolo.

Qualcosa si muoveva rapidamente nella chioma asportando delle parti, era veloce e precisa, l'albero non stava soffrendo, anzi lo sentiva iniziare nuovamente a respirare, sembrava cominciasse a stare meglio, era sicuro che non fosse un attacco, doveva essere un folletto, ma il rumore delle sue ali era diverso. Lo intercettò, volandogli davanti e quasi fu travolto:

-Ehi! Chi ti ha dato il permesso di interferire con la cura di questo albero?- il folletto rimase immobile sospeso in aria e Polmino notò il grosso e peloso bombo avvicinarsi lentamente a lui, in sella un folletto con lunghi capelli color sottobosco raccolti in un treccia che le incorniciava il capo, gli occhi brillavano al buio e quando si avvicinò si accorse che erano di uno splendido color trifoglio. Non disse nulla e si voltò per volare via:

-Breel! Sei Breel vero?-

Lei rimase di sasso e si voltò -Come fai a sapere il mio nome? E chi sei tu? Non ti ho mai visto, sei un folletto errante? Se hai pensato di impossessarti di questo albero hai sbagliato i tuoi calcoli, questo Nespolo è mio, gira alla larga!-

-Allora sei davvero tu! Lo sapevo che qualcuno si stava ancora prendendo cura di lui, non potevi averlo abbandonato, però sono sicuro che in casa stamattina non ci fosse nessuno, perché arrivi di notte? E dove vivi di giorno?-

-Fai troppe domande per essere un intruso-

-Io non sono un intruso, io vivo qui, sul Melo Cotogno-

-Un nuovo albero, beh se non sei un intruso sei un ficcanaso- poi assunse un'aria pensosa -devi stare molto attento, si è diffuso un fungo molto invasivo, il tuo albero è più giovane del mio, non ha le difese adatte e siamo molto vicino, potrebbe infettarsi-

-E' questo che è successo al tuo albero? E' per questo che stai recidendo le estremità infette?- lei lo guardava perplessa, non si fidava ed era evidente. -Senti, non so cosa ti sia successo, ma se il mio albero è minacciato come hai detto, dobbiamo parlare. Ti va di entrare un attimo a casa mia?-

Lei non era convinta, ma c'era della logica nel suo invito: -Ok-

-Bene, allora seguimi.-

Guni riposava su una morbida foglia ed all'interno Polmino apprendeva la complicata lotta che da qualche anno Breen affrontava: il suo Nespolo era cresciuto in un vaso su una grande terrazza, pulirlo dallo smog e dai piccoli afidi della città era facile, ma una volta che era stato trapiantato in quel giardino erano cominciati i problemi. Un fungo invasivo lo aveva attaccato, aveva provato a tenerlo lontano, ma passando dal terreno si era attaccato al tronco, aveva indebolito l'albero e anche gli insetti nocivi si erano accorti che era vulnerabile, fu proprio tentando di allontanarli che volò allo scoperto ed un corvo tentando di afferrarla le recise le ali. Non voleva dare la colpa ai suoi colleghi folletti degli alberi vicini, ma si era sentita abbandonata e non poteva rimanere ad abitare sul nespolo, era troppo esposta, così aveva realizzato un piccolo alveare e ci abitava momentaneamente con Guni. 

Dopo aver ascoltato attentamente tutto il racconto Polmino, che aveva qualche anno più di lei e più esperienza con la vita di campagna, le presentò tutte le soluzioni possibili, il giusto aiuto da parte degli umani sarebbe stato provvidenziale, ma nell'attesa il rimedio perfetto esisteva anche se non era affatto facile ottenerlo: in un luogo segreto sulle alpi cresceva un antico equiseto con un potentissimo effetto disinfettante, con 100g di pianta secca messa a macero in 10 litri di acqua si otteneva un liquido che sarebbe stato capace di scacciare per sempre questi funghi.

Sapevano entrambi chi sarebbe dovuto partire e Polmino promise che avrebbe vigilato sull'albero di nespole fino al suo ritorno. Superata l'iniziale diffidenza Breel aveva sprigionato il suo lato più socievole, stare in sua compagnia era davvero piacevole, era simpatica, molto ironica e non si vergognava della sua menomazione, non aveva le conoscenze di Polmino, ma imparava in fretta ed era coraggiosa; d'altro canto lei guardava Polmino con grande ammirazione, era diverso dagli altri, non la conosceva neanche e già aveva deciso di aiutarlo, doveva provenire da un villaggio lontano, era così altruista e lavorare il doppio non lo spaventava. 

Dopo aver chiacchierato tutta la notte, all'alba si salutarono, si diedero appuntamento per l'autunno successivo, ma nessuno dei due sapeva davvero quando si sarebbero rivisti.

Anno dopo anno Polmino provvedette alla salute del suo albero e di quello di Breel, la sera guardava fuori dalla sua finestra sperando di veder arrivare un folletto in sella ad un bombo, ma il mattino dopo si risvegliava sulla sua poltrona e nulla era cambiato. Se conoscete i folletti sapete che per loro un amore è per sempre, se il loro cuore si lega a qualcuno non lo dimenticano né sostituiscono mai, e Polmino senza saperlo si era innamorato. Il suo umore si rifletteva sul suo albero che man mano divenne sempre più giallo, i suoi autunni duravano sempre di più, quando tutti gli altri alberi avevano già perso le foglie ed erano entrati in riposo vegetativo, il suo Melo era ancora tutto visibilmente arancione, la sua attesa era infinita ed estenuante.

Erano passati 5 lunghi anni e l'autunno nel frutteto oramai era quasi perenne, come tutte le mattine Polmino si svegliò sulla sua poltrona accuratamente posizionata davanti la finestra che dava sul Nespolo, dovette stropicciarsi due volte gli occhi perché era impossibile credere a quello che vedeva: fiori, tanti piccoli fiori bianchissimi ed api, api laboriose che emettevano un suono come una dolce melodia. Si fiondò fuori dalla porta e vide subito Guni che si cibava di quel profumato nettare:

-Breel! Breel!- Bussò alla porta, ma non rispose nessuno, si guardò intorno con lo sguardo pieno di speranza

-Polmino, quassù! Ha funzionato, l'ho trovato!- lui non riusciva a dire nulla, le corse incontro e la abbracciò

-Anche io sono felice di vederti, mi dispiace averti lasciato per tutto questo tempo, sei sicuro di star bene? Il tuo albero non dovrebbe essere in riposo vegetativo? E' tutta colpa mia, ti ho carirato di troppo lavoro-

Lui sorrise -Non dirlo nemmeno per scherzo, avevamo detto che ci saremmo rivisti in autunno così ho deciso di farlo durare un po' di più-

-Sei proprio tutto matto Polmino- e gli diede un bacio sulla guancia.

L'inverno finalmente arrivò in tutto il frutteto ed i due lo passarono insieme, secondo voi in quale delle due casette?

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