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Quando non ti senti abbastanza guarda il Sole

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Ogni mattina prima che il sole colpisse le gocce di brina posate sui fili d’erba, una giovane donna si legava i capelli con un nastro, indossava il suo lungo abito blu ed infilava i sandali uscendo nel silenzio di un paese addormentato. Molto presto si ritrovava nuovamente scalza con i piedi pizzicati dai granelli di sabbia ancora freddi mentre il sole faceva timidamente capolino oltre l’orizzonte Est del lago. Erano giorni ormai che percorreva quelle rive, conosceva a memoria i rituali del risveglio di ogni creatura lungo il tragitto, dalle anatre che si sistemavano le piume vicino la riva fino alle margherite che si aprivano lentamente colpite dai primi raggi del sole.  Durante il tragitto nonostante la bellezza che la circondava non riusciva a smettere di sentire quel peso dentro di lei che la faceva sentire come se fosse incatenata sul fondale più profondo al centro del suo amato lago.  Non era un periodo facile, tutto sembrava dirle che non era abbastanza: non abbastanza ...

Ti vedo con gli occhi del cuore

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Luca aveva 15 anni ed era nel pieno della sua instabilità adolescenziale, la sua mente era offuscata e sul suo viso sembrava essere calato un velo di apatia. I suoi genitori facevano del loro meglio per non fargli mancare nulla, cercavano di capire la sua fragile situazione, quella di un ragazzo che perde l'amico con cui è cresciuto, ma non riuscivano proprio a far rinascere sul suo viso tempestato di lentiggini il bel sorriso che aveva da bambino. Luca non parlava mai di quello che aveva nella testa, teneva tutto dentro di sé, domande e sentimenti si accumulavano formando un muro tra lui ed il mondo che lo circondava, sembrava invalicabile e lui si sentiva piccolissimo ed in trappola. Non capiva cosa gli stesse capitando, sembrava tutto diverso, era come se tutto intorno a lui fosse buio e confuso. Le cose peggiorarono quando i suoi genitori furono costretti ad allontanarsi per lavoro e lui rimase solo; beh, non proprio solo, i genitori lo affidarono all'unico nonno che gli er...

Elinor e la magia del Natale

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  Elinor viveva in una graziosa casetta di montagna, in primavera l'odore della nigritella attorno all'abitazione inebriava di vaniglia l'aria circostante, ma era in inverno che si poteva godere del profumo migliore: i pini circostanti univano la loro essenza a quella delle decorazioni fatte di arance e cannella appese alle finestre, per altri cani sarebbe risultato troppo forte, ma non per lei, per Elinor quella era casa. Come ogni anno la famiglia si era riunita intorno all'albero e lei dalla sua postazione accanto al camino, osservava pigramente il rito della "vestizione dell'albero", non capiva perché fosse necessario mettere fiocchi e lucine ad un piccolo pino, forse per far divertire i gatti? Li guardava ansiosi di fiondarsi su quei minuscoli pacchetti di carta colorata appesi all'albero, erano abilissimi ad arrampicarsi tra i suoi rami e quei fili erano così attraenti per loro, ma perché creare ogni anno un parco giochi per gatti per poi smontar...

Il mito dell'autunno che durò anni

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Un giovane albero di Melo Cotogno era appena stato trapiantato in un grosso giardino di alberi da frutto e con lui era arrivato anche Polmino, un piccolo folletto di 130 anni; non dovete però immaginarvi un omino fatato ricurvo e rugoso, in questa fase della loro vita i folletti hanno appena raggiunto l'età adulta e Polmino era nel pieno degli anni più belli per la sua specie. Era il più alto della sua famiglia, ben 2,3 cm senza contare la punta del cappello, capelli color corbezzolo, orecchie appuntite e occhi allungati, brillanti e viola prugna; la specialità di Polmino era la frutticoltura, dopo una gioventù spensierata da cui aveva appreso numerose lezioni ed in cui si era anche divertito facendo qualche guaio, era maturato, aveva salvato numerose piante e si era preso l'incarico di occuparsi di quel di melo cotogno costruendo sui suoi rami la sua dimora.  Come tutti sappiamo i folletti sono maestri della mimetizzazione, cosa molto utile quando gli umani vengono a raccoglie...

L'Eremita ed il Natale, tarocchi nel bosco

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 Passeggio nel bosco e tiro fuori una carta dal mio mazzo di tarocchi, cosa vuole dirmi? L'Eremita mi fa venire subito in mente un vecchietto che si aggira tra questi alberi alla ricerca di qualcosa, cosa sarà? Funghi? Fate? O semplicemente un po' di pace? Ci penso un po' e mi rivedo in questo anziano signore che ha avuto tanto tempo per pensare a ciò che vuole ed ora ha bisogno di ottenerlo, mi è cresciuta anche la barba a furia di aspettare, ma non credo di essere molto lontano dalla meta. Ho imparato tante cose in questa pausa meditativa, la pazienza prima di tutto, poi a centrare i miei obiettivi, a saper apprezzare i momenti sola e quelli con la famiglia, ho capito che le cose alla fine si realizzano devi solo darti tempo.  Oggi è 9 dicembre e questa è proprio la carta numero 9, a guardarla mi fa venire in mente Babbo Natale: barba bianca, cappello rosso e con il tempo in mano, utile per chi in una notte deve consegnare milioni di regali. Che ne pensi Michela?  Ho co...

Ricordi tutti i nostri baci?

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 "Caro Amore,  sono passati tanti anni,  così tanti che mi sembra che il cielo sia mutato sopra le nostre teste, ma io ti amo ancora come il primo giorno. Le nostre dita grinzose si intrecciano ancora come quando la prima volta ho avuto il coraggio di prenderti per mano in quei vicoli storici, i tuoi occhi sono ancora magnetici come la prima volta che sono riuscito a sostenere il tuo sguardo, il tuo sorriso è innocente ancora come le volte che ridevi alle mie sciocche battute e la tua mente è meravigliosamente curiosa come quando scoprivamo il mondo insieme. Anche se ora purtroppo ti dimentichi di me."  - No, quest'ultima riga meglio di no. E con un tratto deciso cancellò l'ultima frase. Un uomo sul finire dei suoi anni era alle prese con l'ennesima lettera per sua moglie, le scriveva più volte a settimana imprimendo su quel foglio, attentamente scelto affinché fosse il più bello, tutti i suoi ricordi migliori. La sua calligrafia non era mai stata elegante, ma ave...

Guarda il mondo e scatta per me

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L'autobus sobbalzava e la ragazza stringeva ancor più a sé la sua macchina fotografica, era un vecchio modello, di quelli in cui ancora bisognava inserire manualmente il rullino. Fotografare era la sua passione, aveva strumenti molto più moderni per farlo, ma quella macchinetta era un dono speciale capace di darle sempre la giusta ispirazione.  Piccole goccioline di pioggia battevano sui vetri delicatamente, era una grigia mattinata di novembre, non troppo cupa da spegnere l'entusiasmo del suo appuntamento, a dirla tutta, niente avrebbe potuto sottrarle il sorriso quel giorno. Arrivò la sua fermata, le porte si aprirono con uno stanco sbuffo ed i suoi piedi scesero sull'asfalto bagnato, fece un grosso respiro e si incamminò lungo la strada tracciata da grossi mattoni lisci e color antracite che conducevano all'entrata del luogo dell'incontro. Attraversando i corridoi incrociava tanti visi conosciuti salutandoli con un cenno, era oramai più di 1 anno che li scorgeva ...